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A Napoli la prima industria europea del mare

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A Napoli la prima industria europea del mare

I mari e gli oceani sono tra le aree più inesplorate del nostro sapere e la conoscenza delle forme di vita che li popolano potrebbe favorire importanti sviluppi in numerosi settori, dall’industria alimentare fino alla lotta al cancro. In quest’ottica sta nascendo presso la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli il primo dipartimento europeo di Biotecnologia Marina, finanziato con il contributo del Ministero dell’istruzione, dell’Università e della Ricerca-MIUR. Al suo interno lavoreranno ricercatori di tutto il mondo, con l’intento di svelare i segreti del mare a diretto vantaggio delle imprese. A illustrarci le potenzialità di questo terreno di studio è Roberto Danovaro, Presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn.

Professore, oltre a favorire avanzamenti delle conoscenze di base, le ricerche in biologia marina aprono scenari inaspettati di innovazione e sviluppo. Perché è così importante lo studio del mare?

Il mare costituisce la più grande risorsa di proteine del pianeta e suoi organismi animali e vegetali rappresentano una fonte alimentare importante e sostenibile per una popolazione mondiale in costante crescita. Il mare, inoltre, sequestra l’anidride carbonica dall’atmosfera e produce quasi la metà dell’ossigeno che respiriamo, svolgendo un servizio importante per il nostro ambiente e per la qualità della vita. Infine dobbiamo pensare che l’uomo vive sulla Terra da qualche centinaio di milioni di anni, mentre la vita in mare inizia circa un miliardo e mezzo di anni prima. In questo lasso di tempo, gli organismi marini hanno sviluppato una diversificazione di funzioni che rendono l’ambiente marino una miniera preziosa di molecole e materiali ancora da scoprire, che possono fortemente contribuire allo sviluppo e all’innovazione in ogni settore.

Può fornirci un esempio di molecole o materiali marini di utilità per l’uomo?

Ad oggi, circa 7.000 molecole estratte dal mare trovano applicazione o sono in fase di validazione per diversi utilizzi, che vanno dal campo medico a quello industriale. Parliamo ad esempio di molecole capaci di contrastare la proliferazione cellulare e quindi i tumori, come avviene con un importante composto tumorale oggi utilizzato in chemioterapia ed estratto da una spugna marina, fino a molecole utilizzate contro il dolore e prive di effetti collaterali, ricavate dal veleno di particolari chioccioline marine. Ci sono anche sostanze dall’importante valore nutraceutico, come i famosi omega-3 che sono prodotti principalmente da organismi simili a microalghe, fino a sostanze utili per l’industria cosmetica, adoperate per realizzare creme biologiche idratanti, protettive o contro la cellulite. Ma il mare fornisce anche idee innovative per la realizzazione di nuovi materiali, che possono trarre ispirazione dalle soluzioni biologiche e micro-architettoniche adottate da organismi marini nell’arco di milioni di anni.

Con questo intento, presso la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli sorgerà presto un nuovo dipartimento europeo di biotecnologia marina. Che impatto avrà questo centro di ricerca sul Paese?

Si tratta del primo dipartimento di Biotecnologia Marina a livello europeo e servirà a colmare il gap culturale che vede oggi l’Italia al 17esimo posto al mondo per numero di brevetti marini, alle spalle di stati molto meno lambiti dal mare. Il nuovo centro, approvato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, rilancerà l’Italia come punto di riferimento internazionale nel settore delle ricerche biotecnologiche marine ecocompatibili ed ecosostenibili, attraverso le quali non si alterano i processi naturali, ma si studiano i segreti del mare per produrre molecole e composti ad alto valore aggiunto, utili all’industria e al commercio. Il nuovo centro sorgerà in una sede ancora da destinarsi a Napoli, la città che ospita le migliori competenze biologiche a livello nazionale e già sede del nuovo cluster tecnologico “Blue Growth” dedicato all’economia del mare, valorizzando anche una delle aree del paese a maggior potenzialità di “crescita blu”.

In che modo avverrà lo scambio di conoscenze con il settore industriale?

Innanzitutto la nuova struttura di ricerca ospiterà scienziati provenienti da ogni parte del mondo ed è già stato avviato il reclutamento di 50 ricercatori su scala internazionale, che contribuirà anche al rientro di molti cervelli italiani attualmente impiegati all’estero. Inoltre saranno creati spazi in cui i ricercatori collaboreranno con piccole, medie e grandi imprese per portare i prodotti della ricerca a diretto contatto con il mercato. Si creeranno così nuove opportunità di sviluppo e di occupazione. Le imprese interessate a questo settore di ricerca sono moltissime, a partire dal settore alimentare fino a quello farmaceutico e della produzione di materiali.

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