domenica, Novembre 3, 2024
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Struttura produttiva della pesca in Sicilia. Luci e ombre della situazione attuale.

Analizzando i dati del “Community Fishing Fleet Register” dell’Unione Europea nel periodo 2015-2017 e i provvedimenti adottati dalla Regione Siciliana nello stesso periodo, l’osservatorio della pesca del Mediterraneo traccia un consuntivo della situazione della pesca siciliana e delle sue prospettive alla luce anche dei rapporti internazionali nel Mediterraneo.

I battelli da pesca censiti dal “Community Fishing Fleet Register” dell’Unione Europea iscritti nei 44 distretti marittimi della Regione Sicilia risultano, al 31 dicembre 2017, pari a 2.775, con una stazza lorda complessiva di 47.298 GT e una potenza dei motori di 233.472 kW.
La flotta peschereccia operante in Italia ha, alla stessa data, una consistenza di 12.270 battelli, con una stazza lorda di 157.191 GT e una potenza di 983.153 kW. Negli ultimi tre anni, quindi, la flotta peschereccia siciliana si è stabilizzata intorno alle 2.700 imbarcazioni con una stazza complessiva di circa 47.000 GT e una potenza motori di circa 233.000 kW. Questo processo di stabilizzazione pone degli interrogativi ai quali bisogna fornire delle risposte.

È compatibile questa composizione della flotta con l’attuale stato delle risorse ittiche delle aree di pesca tradizionali e con la situazione economica complessiva del settore?

Quali provvedimenti devono essere adottati dalle autorità europee, nazionali e regionali per assicurare un futuro alla pesca siciliana?
Il processo di stabilizzazione è avvenuto dopo anni di forte e costante ridimensionamento del settore.

Nel periodo 2008-2017 la consistenza della flotta peschereccia siciliana è diminuita di 450 unità. La stazza lorda GT nello stesso periodo è diminuita di 15.297 GT e la potenza dei motori di 45.668 kW. Percentualmente la consistenza numerica della flotta siciliana rispetto a quella nazionale è passata dal 23,57% al 22,62% e in potenza dal 24,29% al 23,75% dimostrando una convinta partecipazione della Sicilia al processo di ridimensionamento in misura maggiore rispetto ad altre regioni marittime del Paese. La decrescita della flotta siciliana è stata costante e in pieno accordo con quella nazionale. A partire dal 2015 si avvia il processo di stabilizzazione, come avviene a livello nazionale.

La Sicilia, quindi, ha pienamente rispettato la politica europea e nazionale di riduzione dello sforzo di pesca attuata attraverso la demolizione del naviglio. Inutile sottolineare come questo processo abbia influito sull’occupazione e sulle attività dell’indotto, in particolare sulla cantieristica, sull’industria meccanica e del freddo. Come abbiamo detto precedentemente, nel corso degli ultimi tre anni il processo di riduzione si è stabilizzato e siamo ormai in una fase che possiamo definire di mantenimento.

L’obiettivo fondamentale della politica europea della pesca basato sulla demolizione del naviglio è stato quello della riduzione dello sforzo di pesca e della ricostituzione degli stock ittici. I dati della riduzione della flotta andrebbero quindi rapportati con quelli dello stato degli stock ittici nelle aree di pesca della flotta siciliana nello stesso periodo per effettuare delle valutazioni accurate dei risultati raggiunti.

Si pone, però, un problema evidente: le aree di pesca della flotta peschereccia siciliana sono spesso in comune con le flotte dei paesi nord africani, inoltre, le flotte pescherecce tunisine, algerine, libiche, egiziane in questi anni hanno aumentato notevolmente la loro consistenza. Basterebbe ricordare che la sola flotta egiziana è cresciuta del 40% nel periodo 1997-2015, raggiungendo la consistenza numerica di quasi 5.000 natanti, dei quali oltre il 62% pesca nel Mediterraneo, spesso nelle stesse aree della pesca a strascico delle barche siciliane.

Solamente attraverso una politica comune di cooperazione e gestione delle risorse ittiche, con piani di gestione condivisi, è possibile ottenere concreti e durevoli risultati per uno sfruttamento razionale e sostenibile degli stock. È quindi necessario affrontare immediatamente una politica di cooperazione euro mediterranea all’insegna della blue economy, come da tempo suggerisce l’Osservatorio della Pesca del Mediterraneo.

Composizione della flotta: la maggior parte dei natanti ha una lunghezza fuori tutto dai 6 metri ai 10 metri (1096 barche) e sino a 6 metri (585), dimostrando una propensione del settore soprattutto per la pesca artigianale. La pesca industriale, ovvero quella effettuata da barche con lunghezza oltre i 24 metri, ha una consistenza complessiva di 128 natanti.

Un altro aspetto della flotta siciliana può essere desunto dalla composizione della flotta per sistemi di pesca, ricavata dall’esame delle licenze. Si nota una sensibile riduzione del palangaro fisso (-229) e della rete a strascico divergente (-115). In tutti i porti si nota una diminuzione del numero, con l’eccezione di Licata e Marsala.

Il maggior numero di natanti risulta costruito negli anni 1965-1990, dimostrando lo stato di vetustà della flotta peschereccia siciliana. Questa situazione richiede, per tutelare le condizioni di lavoro a bordo e garantire una maggiore sicurezza, oltreché per ridurre i consumi energetici, di avviare un serio piano di ristrutturazione e ammodernamento della flotta peschereccia siciliana.

Lo stato di vetustà della flotta peschereccia siciliana viene confermato anche dal materiale di costruzione. Il maggior numero di barche è costruito in legno (2313) mentre quelle costruite in metallo risultano pari a 117 unità. Ancora meno, a differenza di altre regioni italiane, risultano le imbarcazioni costruite in fibro-plastica. Dall’analisi dei dati della flotta peschereccia siciliana risulta evidente una linea di tendenza verso la pesca costiera, la cosiddetta piccola pesca artigianale, tendenza che è stata incentivata negli ultimi anni attraverso i Bandi PO FEAMP 2014-2020 con le varie misure di attuazione.

Fortemente penalizzata risulta, invece, la flotta dello strascico che ha ridotto le proprie potenzialità spingendo gli operatori ad utilizzare gli incentivi della demolizione per uscire fuori dalla difficile situazione economica in cui versa il settore. In questo senso è emblematica la situazione della flotta peschereccia di Mazara del Vallo che, ha subìto nel corso degli ultimi anni un sistematico ridimensionamento (tab. 13).

La flotta peschereccia mazarese ha visto ridurre la propria consistenza nel periodo 1995-2017 da 306 natanti a 206 natanti e la sua stazza lorda da 28.588 GT a 12.993 GT. La flotta dello strascico di Mazara del Vallo, che ancora nel 2011 presentava oltre 100 natanti con lunghezza maggiore di 24 metri e con una stazza media di 160 GT operanti nel Canale di Sicilia ai limiti delle acque nord africane, in Grecia a Creta e in Egitto, vede ora ridotta la sua consistenza a meno di 85 barche.

Unica prospettiva per assicurare un futuro a questa importante attività economica, che, lo ricordiamo, ha come target i crostacei, il gambero bianco, il gambero rosso e il viola e gli scampi, è l’avvio di un serio programma di cooperazione con i paesi nord africani per l’adozione di piani di gestione degli stock che prevedano un prelievo razionale e sostenibile delle risorse, nonché adeguate aree di ripopolamento e protezione. Il raggiungimento degli obiettivi del piano dipenderà anche dalle decisioni gestionali intraprese dagli altri paesi coinvolti nello sfruttamento delle risorse condivise e dall’adozione del Piano di Gestione del GFCM come previsto dalla raccomandazione REC.CM-GFCM/40/2016/4.

Tra il 2004 ed il 2015 la pesca a strascico dell’area (gambero rosso, moscardino muschiato, triglie, seppie e pagelli) evidenzia un chiaro trend negativo dello sbarcato con la sola eccezione dei gamberi rossi, la cui produzione tra il 2004 ed il 2015 è aumentata del 78%.
I ricavi totali si sono ridotti del 10% nel corso dei dodici anni, passando da circa 159 milioni di euro nel 2004 a 142 milioni nel 2015.
I ricavi dello strascico, in particolare, sono diminuiti del 13%, pur mostrando una leggera ripresa nell’ultimo anno.
Il maggior costo della flotta a strascico operante nella GSA 16 è relativo al carburante che ha l’incidenza del 40% sui costi totali.
I battelli dello strascico e dei polivalenti passivi hanno contribuito nel 2015 rispettivamente al 71% e al 14% del profitto lordo dell’area.

Tra il 2004 ed il 2015, la flotta a strascico ha perso oltre 700 occupati, con una riduzione del 30% rispetto al 2004. Stabile il numero di occupati nel segmento dei polivalenti passivi. Dal punto di vista della commercializzazione del prodotto, in gran parte delle marinerie dell’area, la vendita del prodotto si basa sull’acquisto operato da grossisti anziché sulla vendita all’asta, nonostante i grossi volumi di produzione e la forte concentrazione di battelli che caratterizza molte delle marinerie.

Questo condiziona negativamente i prezzi di vendita, che in moti casi sono al di sotto della media nazionale, e comporta una maggiore dilazione nei pagamenti, rispetto alla vendita tramite mercato ittico. Inoltre risulta carente la dotazione di infrastrutture a supporto della commercializzazione, quali celle frigo e piattaforme logistiche.

Molte imbarcazioni di strascico di medie dimensioni, dedite principalmente alla pesca del gambero rosa entro le 20 miglia dalla costa, non sono provviste delle infrastrutture di bordo per il congelamento del prodotto. Questo produce un aumento dei costi poiché sono costrette a sbarcare giornalmente o ogni due giorni gambero di piccola taglia venduto a fresco, con una riduzione dei ricavi medi rispetto al prodotto di maggiore taglia pescato più al largo e congelato a bordo.

Allo stato attuale le imbarcazioni di medie dimensioni risultano troppo ‘piccole’ per congelare a bordo e troppo ‘grandi’ per praticare in maniera sostenibile la pesca costiera. Nelle principali aree di pesca al di fuori delle acque territoriali risulta in crescita la presenza di battelli extraeuropei spesso in conflitto con le imbarcazioni a strascico che praticano la pesca alturiera. Secondo gli operatori quindi la riduzione dello sforzo esercitata nell’ultimo decennio dai battelli italiani è stata, pertanto, abbondantemente compensata dall’aumento di sforzo da parte dei battelli extracomunitari.

Negli ultimi anni, inoltre, ai battelli tunisini si sono aggiunti quelli egiziani di stazza sempre maggiore e sempre meglio equipaggiati anche per la pesca a congelato dei crostacei.

La flotta a strascico egiziana è quella con il più alto potenziale di crescita e i crostacei pescati da tali battelli vengono in larga parte esportati sul mercato italiano. Si segnala infine la crescente mancanza di manodopera specializzata, soprattutto comandanti e motoristi, in particolare nella marineria di Mazara.

Un primo momento di riflessione internazionale sulla necessità di adottare un PdG condiviso tra i paesi dell’area per la pesca del gambero rosa e del merluzzo si è avuto nel “Subregional Technical Workshop on Fisheries Multiannual Management Plans for the Western, Central and Eastern Mediterranean”, svoltosi a Tunisi nell’ottobre 2013.

Il workshop aveva tre obiettivi:
i) valutare la fattibilità tecnica delle linee guida GFCM per lo sviluppo di piani di gestione pluriennali,
ii) identificare le problematiche e le esigenze di gestione e
iii) progredire verso la preparazione di documenti e strategie a supporto dei piani di gestione.

Importanti progressi nella stesura del piano si sono registrati in seguito all’incontro tenuto presso la sede della FAO.

In particolare sono state identificate le misure gestionali, finalizzate a valutare l’impatto dal punto di vista biologico, ecologico e socioeconomico e a far rientrare gli stock di gambero rosa e merluzzo entro condizioni di maggiore sostenibilità di sfruttamento.

L’acquacoltura è considerata uno dei settori produttivi strategici dell’Unione Europea, per il quale, nella programmazione avviata sono previsti notevoli investimenti, che l’acquacoltura siciliana dovrà utilizzare per il proprio sviluppo nel contesto mediterraneo.

Già nell’ambito del Fondo Europeo per la Pesca (FEP) 2007/2013, sono stati finanziati interventi a sostegno del settore.

Questo sviluppo è, quindi, perseguito anche nel Programma Operativo del Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (PO FEAMP 2014-2020), che promuove la sostenibilità ambientale del settore che considera l’acquacoltura tra le componenti che contribuiscono all’equilibrio dell’ambiente naturale.

Nell’ambito del FEAMP, sono state individuate, misure idonee a promuovere ed incentivare l’innovazione e lo sviluppo dell’acquacoltura siciliana sia marina che in acque interne.

In questo ambito viene incoraggiata la collaborazione delle imprese di allevamento con Enti Scientifici e strutture di Ricerca, che hanno il ruolo di sviluppare conoscenze e tecniche volte a ridurre l’impatto ambientale degli allevamenti, aumentare la competitività, la diversificazione della produzione e l’allevamento di specie di riferimento territoriale non alloctone e favorire interventi che aumentino l’efficienza energetica.

Acquacoltura in Sicilia

Fino al 2010 il settore dell’acquacoltura in Sicilia garantiva oltre il 15% della produzione nazionale; successivamente ha subito un repentino tracollo, passando da 18 aziende censite nel 2008, a 5 aziende che contribuiscono a poco meno del 10% della produzione nazionale.

Gli ultimi dati indicano la presenza di 13 impianti attivi nel territorio regionale, che occupano circa 100 addetti.

Le specie allevate sono l’Orata, la Spigola, e l’Ombrina, tra quelle marine, e la Trota, il Persico spigola, la Carpa e il Persico trota tra quelle di acqua dolce, mentre l’allevamento di molluschi riguarda soltanto i mitili.

La produzione regionale complessiva è di circa 4.200 tonnellate, per un valore commerciale superiore a 13 milioni di euro.

Le avannotterie operanti in Sicilia, in considerazione dell’elevato livello tecnologico raggiunto, nel tempo hanno incrementato la loro produzione di avannotti, fino a circa 35 milioni di esemplari, che rappresentano circa il 35% della produzione nazionale.

L’acquacoltura estensiva nel Trapanese produce circa 1 tonnellata di spigole e orate l’anno che rappresenta un prodotto di qualità elevata reperibile esclusivamente sul mercato locale, a prezzi molto elevati. La molluschicoltura in Sicilia è rappresentata esclusivamente da due impianti operanti nella Provincia di Siracusa e due impianti nella Provincia di Messina, dediti alla stabulazione di mitili, quindi non propriamente all’allevamento.

Attualmente risultano attive sei aziende di acquacoltura in acque interne che riescono a soddisfare parzialmente le richieste di mercato ed a produrre pesce competitivo dal punto di vista qualitativo, in bacini naturali, artificiali e con sistemi a ricircolo RAS (Recirculated Aquaculture System).

La pesca artigianale nei diversi paesi del Mediterraneo è caratterizzata da un elevato numero di imbarcazioni e addetti, da basse catture e da un altro valore unitario nella vendita dei prodotti.

Nelle ultime decadi le comunità dei pescatori nel Mediterraneo, hanno subito il rapido avvento della modernizzazione sia tecnologica che socio-culturale che ha contribuito al progressivo incremento della pressione da pesca su poche specie, il conseguente sovra-sfruttamento di molti stock ittici e l’uso sbilanciato della biodiversità.

In questo contesto si sostiene che lo sviluppo della pesca nel Mediterraneo debba essere orientato non verso un aumento dello sforzo da pesca ma, verso attività di pesca sostenibile, qual è potenzialmente la pesca artigianale.

Molto si dovrà ancora fare, in particolare riguardo il sistema di governance. Tuttavia, è bene ribadire che la mancanza di dati qualitativi e quantitativi sulla pesca artigianale riduce fortemente la possibilità di individuare misure di gestione per rendere sostenibile la pesca locale a lungo termine.

L’obiettivo comune di garantire la vitalità dei mari e degli oceani affinché siano puliti, sani e produttivi per gli usi e le attività delle generazioni presenti e future, deve essere necessariamente associato ad un profondo cambiamento etico-culturale.

Fonte: Osservatorio della Pesca del Mediterraneo

La SICILIA punta sull’acquacoltura

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L’acquacoltura, cioè la produzione di pesci, molluschi e crostacei in ambienti controllati dall’uomo, è un settore in fortissima ascesa soprattutto nel bacino del Mediterraneo. “Grazie ai Fondi Europei viene incentivata l’Acquacoltura 2.0 caratterizzata da risparmio energetico, sostenibilità ambientale e sicurezza alimentare – dice Dario Cartabellotta, Dirigente generale del Dipartimento Regionale della Pesca dell’assessorato regionale siciliano dell’agricoltura – Le proteine del pesce hanno elevatissimo valore biologico e minore impatto ambientale rispetto agli altri sistemi di allevamento. Il prodotto di acquacoltura mette insieme queste caratteristiche e offre garanzie di qualità e gusto ai consumatori. Ad oggi l’import italiano del prodotto di acquacoltura proveniente dal bacino mediterraneo (turchia, grecia, etc) è di 4 miliardi di euro. Le potenzialità della Sicilia sono elevatissime sia per la maricoltura che per l’acquacoltura rurale delle aree interne, dove gli imprenditori agricoli diventano anche allevatori di pesce. Non resta che sfruttarle in pieno”.

Ad oggi in Sicilia ci sono 5 aziende di acquacoltura in acque marine (Acqua Azzurra di Pachino; Acquacoltura Lampedusa; Ittica San Giorgio di Licata; Gruppo del pesce di Trapani; Sicilittica di Licata) e 6 aziende di acquacoltura in acque interne (Agroittica Macrostigma di Rosolini; La Trota di Palazzolo Acreide; Contino di Caronia; Sirio Impianti di Sinagra; Salvo di Fiumefreddo di Sicilia; Porrazzito di Acate). La molluschicoltura siciliana è rappresentata da due impianti operanti nella Provincia di Siracusa e due impianti nella Provincia di Messina, dediti quasi esclusivamente alla stabulazione di mitili, quindi non propriamente ascrivibili tra gli impianti di allevamento.

Sampei – il progetto sostenibile dell’Università di Catania

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A Ramacca, l’acquacoltura rappresenta un’opportunità per i pescatori e per le imprese rurali

Progetto ‘pilota’ di acquacoltura sostenibile per la valorizzazione delle risorse idriche per l’ottimizzazione dell’acquacoltura in ambiente lacustre. In Sicilia sarebbe il primo modello intensivo auto-depurante per l’ingrasso negli invasi aziendali

Progetto finanziato l’Università di Catania dalla regione (Misura 2.51. – Po Feamp 2014/2020) con il coinvolgimento sia dell’Azienda agricola Arena Giuseppe e sopratutto del Centro di ricerca interdipartimentale per l’implementazione dei processi di monitoraggio fisico, chimico e biologico nei sistemi di biorisanamento e di acquacoltura del Dipartimento di Scienze mediche, chirurgiche e tecnologie avanzate “Ingrassia”

L’obiettivo primario è implementare la pratica dell’acquacoltura valorizzando le risorse di bacino non utilizzate ancora a tali fini; ma anche creare opportunità socio-economiche tramite l’allevamento di pesci da parte delle imprese rurali.  

La risorsa idrica verrà quindi riutilizzata, oltre che già per l’irrigazione, per alimentare il bacino in cui saranno allevati pesci d’acqua dolce grazie ad un sistema di fitodepurazione e di disinfezione più ecocompatibili.

Il progetto contribuisce alla crescita di un’economia blu sostenibile nelle aree interne e allo sviluppo delle comunità rurali con implementazione della pesca sportiva e dell’acquacoltura, all’efficientamento energetico, alla riduzione delle condizioni inquinanti dei processi produttivi e la diffusione dell’economia circolare e al riciclo dell’uso delle risorse idriche soprattutto in Sicilia dove si rischia la maggior desertificazione.

«Il progetto ci consente, rispondendo in pieno ad alcuni punti chiave del Green Deal e del Pnrr, di sostenere quelle piccole aziende che hanno minore possibilità accesso ai fondi europei e soprattutto il settore dell’acquacoltura vista anche come opportunità di sviluppo del territorio oltre che di promozione e valorizzazione della pesca sportiva con conseguenze per un particolare turismo», ha spiegato la prof.ssa Margherita Ferrante direttrice del Criab di Unict.

Tra i temi trattati dal progetto Sampei anche quelli relativi alla valutazione del benessere del pesce, sulla caratterizzazione qualitativa e microbiologica di pesce di allevamento Persico trota (Micropterus salmoides), sul monitoraggio della biomassa vegetale e impatti ambientali e sull’avifauna ittiofaga e attività di piscicoltura, sull’analisi di sostenibilità e ricadute economiche, sociali e ambientali.

Isola del Gusto 2023

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6° 𝙀𝙙𝙞𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙄𝙨𝙤𝙡𝙖 𝙙𝙚𝙡 𝙂𝙪𝙨𝙩𝙤

Si è conclusa con grande soddisfazione e con una numerosa partecipazione di oltre 100 alunni dell’istituto comprensivo G. Grassa di Mazara del Vallo, la 6a Edizione Isola del Gusto.

Un evento promozionale ideato dalla Publia sas, editore della rivista di pesca L’Armatore esperta in eventi e promozionali internazionali.

Non solo gastronomia ma seminari tematici e attività ludico-ricreative sull’alimentazione, sulla biodiversità e l’ecosistema marino, grazie al supporto di esperti della nutrizione – studio Nutrigen, e della ricerca scientifica dell’IRBIM CNR.

Principale elemento di innovazione della 6a edizione è stato quello di puntare sulle attività informative, didattiche e formative dei giovani con l’intento di creare una coscienza etica sulle scelte di acquisto e consumo dei prodotti ittici siciliani per una pesca sostenibile.

𝙐𝙣 𝙚𝙫𝙚𝙣𝙩𝙤 𝙛𝙤𝙧𝙢𝙖𝙩𝙞𝙫𝙤, 𝙙𝙞𝙙𝙖𝙩𝙩𝙞𝙘𝙤 𝙚 𝙜𝙖𝙨𝙩𝙧𝙤𝙣𝙤𝙢𝙞𝙘𝙤 𝙥𝙚𝙧 𝙨𝙘𝙤𝙥𝙧𝙞𝙧𝙚 𝙪𝙨𝙞 𝙚 𝙘𝙤𝙨𝙩𝙪𝙢𝙞 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙘𝙪𝙡𝙩𝙪𝙧𝙖 𝙢𝙖𝙧𝙞𝙣𝙖𝙧𝙖 𝙨𝙞𝙘𝙞𝙡𝙞𝙖𝙣𝙖.


L’invasione del Granchio Blu

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granchi blu sono una specie originaria delle coste atlantiche del continente americano che negli ultimi anni ha colonizzato le acque Italiane del Mediterraneo e che non ha mai abitato i nostri mari.


Perché è successo? I mari italiani sono per il granchio blu l’habitat ideale dove trovare cibo in abbondanza e assenza di predatori e dove quindi profilare con grande facilità (un esemplare femmina arriva a deporre fino a 2 milioni di uova all’anno).
Questi crostacei però rappresentano una grossa minaccia per i nostri ecosistemi marini a discapito soprattutto di cozze e vongole (facilmente uccise dalle chele del granchio) e per le attività di pesca, in quanto finiscono nelle reti durante le battute di caccia a discapito di altre specie.

Per aiutare i nostri mari e limitarne l’invasione incontrollata, si stanno infatti stanziando fondi e provvedimenti tramite il governo.
Ma – anche se una specie poco conosciuta nelle nostre tavole – uno dei tanti modi tra i più efficaci per controllare tale invasione potrebbe essere rappresentato dal ruolo della gastronomia nelle nostre tavole.
Il granchio blu ha infatti un sapore dolce e delicato, ricco di polpa morbida e uova abbondanti e deliziose simili al caviale – l’opposto dei granchi nostrani.  

Molti ristoratori, chef, cuochi e foodblogger stanno approfittando e continuamente proponendo nei loro canali social video ricette educando il consumatore a cucinarli e degustarli friggendoli, lessandoli o facendo delle zuppe saporite.
Sarà forse questa la soluzione migliore?

Le marinerie Siciliane protestano conto la UE.

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Manifestazioni di protesta nei porti italiani, associazioni e sindacati di settore a fianco di tutti gli operatori, lavoratori e imprese della pesca in pericolo per le nuove norme da Bruxelles.
Sit-in e presidi nei porti di Mazara, Porticello, Sciacca. L’appuntamento è per la giornata di venerdì 23 giugno con una serie di iniziative promosse dal mondo della rappresentanza di cooperative, imprese e lavoratori Agci Agrital, Confcooperative FedAgriPesca, Legacoop Agroalimentare, Coldiretti Impresapesca, Federpesca, Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila Pesca.

Il messaggio di protesta contro l’Action Plan della Commissione Pesca Ue la quale punta ad eliminare la pesca a strascico già regolamentata, ponendo nuove pesantissime limitazioni basate su dati scientifici non aggiornati e accurati le quali minerebbero la sopravvivenza delle imprese e dei posti di lavoro. E conseguentemente aumentare le importazioni da Paesi privi delle nostre norme in materia di ambiente, sicurezza e lavoro.

Le ulteriori limitazioni che la UE vuole imporre alla pesca a strascico colpiscono il 71% in peso di questo segmento produttivo, per lo più si tratta di gambero rosa, oltre il gambero rosso, triglie e nasello.

Il Piano promosso dal Commissario alla Pesca ed all’Ambiente Virginijus Sinkevicius prevede una forte limitazione della pesca a strascico in tutta Europa entro il 2030 e propone la creazione di ulteriori aree marine protette, senza considerare l’impatto sociale ed economico su imprese, lavoratori, territori e basandosi su dati scientifici non aggiornati e accurati.

In Italia la pesca a strascico rappresenta il 20% della flotta totale peschereccia con 2088 unità, circa 7000 lavoratori, il 30% degli sbarchi ed il 50% dei ricavi. Un settore che in Europa rappresenta il 25% degli sbarchi totali di prodotti ittici ed il 38% dei ricavi, con oltre 7.000 imbarcazioni.

L’obiettivo della protesta è la salvaguardia di un settore che garantisce sicurezza alimentare e un approvvigionamento equo, salutare e sostenibile di prodotti ittici freschi e con alti standard di qualità, che rispettano le regole di tracciabilità e certificazione europea.

Giovanni Basciano, vicepresidente nazionale Agrital (Agci Agro Ittico Alimentare) e responsabile pesca Associazione Generale Cooperative Italiane-Agci Sicilia: «La pesca a strascico in Sicilia rappresenta un’importante componente dell’intera flotta nazionale, sia per quanto riguarda il segmento alturiero operante nello Stretto di Sicilia ed in altre aree del Mediterraneo, sia per la più tradizionale pesca a strascico attiva nelle zone di pesca meno distanti dalla costa. Alle migliaia di occupati coinvolti nell’attività del settore sono da aggiungere quelli della meccanica navale, della cantieristica, del confezionamento, della logistica, ecc.»

«Dal punto di vista produttivo – continua Basciano -, i pescherecci dello strascico sono la principale fonte di approvvigionamento di pesce sui nostri mercati. Tra le specie bersaglio dello strascico ricordiamo il gambero rosa e il gambero rosso, le triglie e il nasello; in particolare, il solo gambero rosa incide per oltre il 40% sulle quantità prodotte e per il 46% sul relativo fatturato. L’insieme delle catture delle specie indicate rappresenta il 71% in peso dello sbarcato di questo segmento produttivo.

Si capisce quindi perché l’insensata proposta di chiudere questa attività preoccupa il settore e deve preoccupare anche altri settori importanti della nostra regione, immaginate l’offerta gastronomica delle nostre località turistiche senza più il nostro pesce mediterraneo. Quindi venerdi 23 giugno ci dobbiamo fare sentire tutti e in tutte le marinerie siciliane», conclude Giovanni Basciano, responsabile regionale AGCI Sicilia Pesca.

Slow Fish a Genova dal 1 al 4 Giugno 2023

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Torna per la sua 11° edizione Slow Fish, manifestazione che avrà luogo a Genova dove si incontreranno produttori, eccellenze e curiosità legate a Slow Food di tutta Italia. L’edizione del 2023, che si svolgerà dal 1 al 4 Giugno nel Porto Antico di Genova unirà i prodotti di mare e di terra tra presentazioni ed eventi. Il tema del 2023 sarà il Coast to Coast, per raccontare di quelle comunità costiere che da sempre sono il punto di incontro tra mare e entroterra. Coinvolte tutte regioni d’Italia dove il mare è il protagonista principale ma anche l’entroterra è ricca e viva, e fa la differenza cucina tradizionale. La manifestazione biennale è organizzata da Slow Food e Regione Liguria, con il patrocinio del Comune di Genova, del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e del Ministero della Cultura.

L’accesso a Slow Fish è gratuito ma alcuni degli incontri sono su prenotazione, sarà aperto tutti giorni dalle 11 alle 23, gli eventi si terrano nei vari spazi adibiti nell’area del Porto Antico di Genova.

Tra gli ospiti interverranno Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Giovanni Toti, Presidente della Regione Liguria, Marco Bucci, Sindaco di Genova, insieme agli organizzatori dell’evento: Carlo Petrini, Fondatore di Slow Food, Barbara Nappini, Presidente di Slow Food, Serena Milano, Direttrice di Slow Food Italia.

La manifestazione si focalizzerà sulla transizione ecologica che parte dal mare, e avrà come protagonisti la piccola pesca costiera che svolgono un lavoro antico ma allo stesso tempo, grazie alla tecnologia, possono essere una risposta alle crisi del sistema produttivo e alimentare, come quella climatica e le temperature del mare che aumentano causando fenomeni estremi.

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Nuove regole europee per pesca e acquacoltura

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La Commissione europea ha adottato nuove Linee Guida per gli aiuti di Stato nei settori della pesca e acquacoltura (le cosiddette Fisheries Guidelines). Le nuove Linee Guida, adottate dalla Commissione a fine 2022, sono applicabili a partire dal primo aprile 2023.

Clicca per le linee guida

Il documento stabilisce le condizioni di compatibilità con il Mercato Unico degli aiuti finanziari da parte degli Stati membri a supporto delle attività di pesca e acquacoltura. Queste rispecchiano le priorità strategiche dell’Europa, con particolare riferimento alla Politica Comune della Pesca o Pcp-Cfp, al nuovo Fondo Feampa-Emfaf ed al Green Deal europeo.

Tra le misure, viene dato maggior supporto alle pratiche per il benessere animale in acquacoltura ed alle politiche sulle specie aliene invasive; vengono introdotte nuove categorie di aiuti quali quello per la cessazione di attività di pesca, o per investire nella sicurezza dei pescherecci nelle regioni periferiche. Diventerà invece più difficile accedere a finanziamenti per accrescere la capacità di pesca.

Con queste nuove regole viene dunque fornito supporto agli Stati membri per raggiungere gli obiettivi verdi imposti dall’Europa, migliorando l’efficienza energetica e mitigando gli effetti dei cambiamenti climatici, senza però provocare distorsioni nel mercato.

Fermo pesca nel 2023: al lavoro il ministero

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Fishermen boats in action, Italy.

Il ministero dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e foreste elaborerà la misura dell’arresto temporaneo per la pesca in cui definire i criteri di ammissione e di selezione dei beneficiari, da sottoporre successivamente, per formale approvazione, al Comitato di Sorveglianza Feampa, il Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura; dopodiché sarà possibile attivare gli interventi previsti dal Programma Operativo Nazionale.

«Ci rendiamo conto che spesso le azioni dell’amministrazioni non rispondono in maniera tempestiva all’esigenze degli operatori del settore – ha precisato il sottosegretario Patrizio Giacomo La Pietra- e anche per questa ragione abbiamo intenzione di rivedere la ripartizione delle competenze tra gli uffici del ministero, al fine di superare le criticità che abbiamo riscontrato e rendere più efficace l’attività amministrativa». Il sottosegretario ha ricordato che il 19 dicembre scorso, sono stati accreditati dal ministero dell’Economia e delle finanze 60 milioni di euro quale anticipazione sul totale complessivo delle risorse Feampa spettante all’Italia per l’attivazione delle attività programmate nell’ambito del Programma Operativo.

Fishermen boats in action, Italy.

Possibilità di pesca per il 2023 nelle acque dell’UE e non UE.

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Dopo due giorni di negoziati, i ministri hanno raggiunto un accordo sulle possibilità di pesca nell’Atlantico, nel Mare del Nord, nel Mediterraneo e nel Mar Nero per il 2023, nonché per determinati stock di acque profonde per il 2023 e il 2024. Nel complesso, l’accordo prevede limiti di cattura, noti anche come “totali ammissibili di catture” (TAC), per oltre 200 stock ittici commerciali. Più di 100 di questi stock nell’Atlantico e nel Mare del Nord sono gestiti congiuntamente con il Regno Unito. Concordando limiti di cattura provvisori per i primi tre mesi del 2023 che comprendono un rinnovo temporaneo delle possibilità di pesca esistenti. Per alcune attività di pesca in cui la pesca avviene principalmente nella prima parte dell’anno, si è tenuto conto di questa stagionalità. I ministri hanno concordato un approccio analogo per gli stock gestiti congiuntamente con la Norvegia.

Zdeněk Nekula, ministro ceco dell’Agricoltura

Il Consiglio è determinato a preservare e ripristinare gli stock ittici a livelli sostenibili e a proteggere nel contempo il futuro delle comunità che dipendono dalla pesca. L’accordo è il frutto di due lunghe giornate di intensi negoziati e della buona volontà di tutti gli Stati membri. Si tratta del miglior risultato che potessimo ottenere per garantire continuità alle nostre flotte pescherecce senza compromettere gli impegni presi in materia di sostenibilità.

Al fine di proteggere gli stock delle anguille, i ministri hanno convenuto di vietare la pesca ricreativa e di estendere la chiusura per qualsiasi attività di pesca commerciale dell’anguilla a sei mesi nelle acque marine e nelle acque salmastre adiacenti, nell’Atlantico nord-orientale (compreso il Mar Baltico) e nel Mediterraneo (escluso il Mar Nero) in modo differenziato per tenere conto dei diversi periodi di migrazione nei diversi bacini marittimi. Di conseguenza, gli Stati membri saranno in grado di adattare il periodo di chiusura per le diverse zone di pesca, al fine di tenere conto delle rispettive specificità nonché dei modelli di migrazione temporale e geografica dell’anguilla, allo stadio di sviluppo delle anguille cieche e delle anguille argentine.

Per il Mediterraneo e Mar Nero, il Consiglio ha convenuto di ridurre del 7% lo sforzo di pesca per i pescherecci da traino nel Mediterraneo occidentale al fine di proteggere gli stock demersali, in linea con l’obbligo giuridico dell’UE di raggiungere il rendimento massimo sostenibile per questi stock entro il 2025

La fissazione dei TAC e dei contingenti è un esercizio annuale e, nel caso delle specie di acque profonde, biennale che il Consiglio “Agricoltura e pesca” intraprende nel mese di dicembre. I ministri fissano i limiti di cattura per gli stock ittici commerciali per l’anno successivo, insieme ai contingenti nazionali per ciascuna specie. Gli stock interessati sono quelli che l’UE gestisce autonomamente, congiuntamente con i paesi terzi limitrofi o tramite accordi conclusi nell’ambito delle organizzazioni regionali di gestione della pesca (ORGP). Dal 2020, dopo l’entrata in vigore del piano pluriennale per le specie demersali nel Mediterraneo occidentale, anche le possibilità di pesca nel Mediterraneo e nel Mar Nero sono discusse a livello di Consiglio. L’accordo politico definitivo si basa su una proposta iniziale della Commissione, che tiene conto dei migliori pareri scientifici disponibili, dei principali obiettivi del regolamento di base della politica comune della pesca (PCP) e dei vari piani di gestione pluriennali in vigore.

Isola del Gusto 2022

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PO FEAMP 2014/2020 Misura 5.68 a favore della commercializzazione dei prodotti ittici siciliani

5a edizione di “Isola del Gusto”

Appuntamento annuale dedicato alla promozione dei prodotti ittici e dell’agroalimentare della Sicilia

24 aziende siciliane del settore ittico e agroalimentare

12 sindacati/associazioni di categoria, centri di ricerca e studi professionali

6 mezzi di comunicazione

2 storici/divulgatori esteri della gastronomia siciliana

1 istituto alberghiero professionale (Damiani – Marsala)

1 associazione di chef e cuochi (F.I.C. – Trapani)

1 associazione Bartending Sicilia

oltre 400 degustazioni a base di pesce accompagnati da vini, preparate nei tre giorni dell’evento

Tre giorni intensi per degustare, imparare, condividere e promuovere i prodotti ittici siciliani accompagnati da oli e vini “da pesce” del territorio.

Un evento con un ricco calendario di appuntamenti: seminari, mostre tematiche, incontri con storici gastronomici, sommelier, chef e cuochi del mondo dell’arte gastronomica, esperti della scienza dell’alimentazione, della ricerca scientifica e della sicurezza alimentare, nonché sindacati di categoria e associazioni di pescatori, associazione Bartending che ha abilmente promosso un bere sano, responsabile e consapevole.

La gastronomia è stata dunque una chiave per scoprire usi e costumi della nostra tradizionale cultura marinara.

Il principale elemento di innovazione della 5a edizione “Isola del Gusto” è stato quello di diffondere correttamente presso i consumatori finali la conoscenza dei prodotti ittici meno pregiati del Mediterraneo, con l’intento di aumentare la capacità di giudizio responsabile, modificare le abitudini di acquisto e consumo di pesce nel rispetto dei loro periodi di riproduzione, al fine di contribuire ad una pesca sostenibile.

Momenti dai Seminari

Momenti Showcooking

Stand espositori


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